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Che cos'è la Biodanza? "La mia isola felice"

Che cos'è la Biodanza? "La mia isola felice"

di Simona Malta - Operatrice Didatta Biodanza

Se si domanda a un gruppo di partecipanti a un corso settimanale di Biodanza che cos’è la Biodanza, le risposte sono normalmente diverse tra loro e hanno un forte carattere personale.

Sono riportate di seguito alcune definizioni date da partecipanti a corsi di Biodanza raccolte attraverso una serie di interviste condotte dalle ricercatrici dell’Università la Sapienza di Roma, Maria Teresa Giannelli e Patrizia Giannino (1) incaricate dall’Associazione degli Operatori Italiani di Biodanza, Biodanza Italia:
“È un’esperienza di libertà, la libertà di essere se stessi e anche la possibilità di abitare il proprio corpo, io ho un corpo ed è importante averne consapevolezza”.
“È amore, è scambio, è dono”.
“È l’espressione di cose che non posso fare durante la giornata come il contatto fisico o il danzare”.
“Non la puoi assimilare a nulla perché se entri in quella filosofia dell’essere e la abbracci, della libertà dell’espressione e della libertà in generale e ne fai una tua filosofia di esistenza: riesci a gestire anche le problematiche con uno spirito verso il nuovo”.
“È scoperta di sé, sia delle risorse che dei limiti o dei confini che ognuno di noi condivide con l’altro”.
“È un percorso che può essere doloroso ma liberatorio e costruttivo”.
“È energia”. “È la mia isola felice”.

La definizione che sovente utilizzava l’inventore del Sistema Biodanza, lo psicologo e antropologo Cileno Rolando Toro Araneda (Concepción, Cile 1924 – Santiago del Cile, Cile 2010) si rifaceva all’origine del nome Biodanza, unione della parola greca “Bios”, Vita e della parola “Danza”, intesa come “movimento pieno di significato”. Il sistema Biodanza integra gli strumenti della musica, del movimento e il lavoro di gruppo con l’obiettivo di portare il partecipante a esprimere pienamente le proprie emozioni, a sviluppare e scoprire le proprie potenzialità e a migliorare le modalità di comunicazione verbale e non verbale. Per questi aspetti un partecipante di Biodanza è portato a riconoscere nella pratica del metodo Biodanza una propria definizione, con significati e finalità particolari e soggettive.

Un corso regolare di Biodanza normalmente avviene con cadenza settimanale con sessioni della durata di circa due ore, ma sono anche proposti stage di approfondimento che si svolgono con durata variabile da una a più giornate organizzate con una o due sessioni al giorno.

Nel corso di una sessione l’Operatore agisce da facilitatore delle esperienze individuali e del gruppo indicando il tema, suggerendo e dimostrando il movimento, con la finalità di portare i partecipanti a vivere l’intensa esperienza dell’integrazione del gesto con l’emozione e il sentimento. Questa particolare esperienza è stata definita dal creatore della Biodanza “vivencia”, il vissuto nel “qui-e-ora”. La vivencia è lo strumento di conoscenza per il partecipante, ed è l’elemento epistemologico del metodo proposto dal professor Toro. Gli esercizi proposti durante una sessione consistono in danze individuali e di gruppo; le musiche utilizzate per le danze sono state selezionate da vasti repertori della musica classica, etnica, folk, rock e pop in quarant’anni di ricerca dal professor Toro con precisi criteri di semantica musicale.

La Biodanza è infatti nata intorno alla metà degli anni 60 dagli studi del professor Toro sugli effetti della musica e del movimento dapprima su malati psichiatrici e successivamente su persone normali. Oggi Biodanza è una pratica diffusa in moltissimi paesi del mondo: dall’America Latina al Giappone, dall’Europa alla Nuova Zelanda, dall’India al Sud Africa. Il metodo trova applicazione anche in ambito clinico ed educativo: per citarne alcune, sono organizzati corsi per gruppi di malati di tumore, di Parkinson, di Alzheimer, per gruppi donne operate di tumore al seno o per comunità di riabilitazione da stupefacenti. Tantissime sono le proposte nelle strutture scolastiche rivolte ai bambini delle scuole dell’infanzia, della primaria e della secondaria. A scopo formativo, inoltre, viene insegnata agli studenti in diversi corsi universitari e agli operatori sanitari e infermieristici come prevenzione del burn out (condizione di esaurimento fisico ed emotivo) presso le strutture ospedaliere.

Per diventare Operatori di Biodanza è necessario frequentare un corso di formazione della durata di circa tre anni organizzato dall’IBF, l’International Biocentric Foundation, l’Ente che ha la funzione di conservare e promuovere il Sistema Biodanza nel mondo (www.biodanza.org), e che è presente in Italia con scuole nelle maggiori città italiane.

Da più di 10 anni gli Operatori di Biodanza in Italia hanno costituito l’associazione etico-culturale “Biodanza Italia” , per la promozione sociale della persona senza fini di lucro. L’Associazione, che oggi conta oltre 200 soci, ha come obiettivo la valorizzazione della professionalità degli Operatori italiani, organizza incontri di formazione permanente per i soci e iniziative a livello nazionale e locale al fine di divulgare la Biodanza in ambiti sociali, sanitari, educativi e formativi oltre che in istituzioni pubbliche e nella pratica privata.

L’Associazione inoltre finanzia progetti di solidarietà, organizza convegni e conferenze con finalità di sostenere la diffusione delle discipline bio-naturali nei settori della salute e del benessere italiani e di ottenere il riconoscimento della Biodanza nell’ambito delle Discipline Bionaturali. Negli ultimi anni l’Associazione, con il coinvolgimento dell’APRI e di ricercatori dell’Università la Sapienza di Roma è impegnata in un ambizioso programma di ricerca finalizzato a dimostrare l’efficacia del metodo Biodanza sul benessere della persona.

(1) Maria Teresa Giannelli e Patrizia Giannino, rispettivamente, Docente e Specialista in Psicologia della Salute dell’Università “La Sapienza” di Roma.
L'articolo è stato pubblicato sulla rivista Biolcalenda - ottobre 2016



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