a cura di Simona Malta
Le parole dei partecipanti dei corsi di Biodanza
Dalla primavera del 2009 a quella del 2011 Biodanza Italia ha raccolto e documentato, attraverso una serie di interviste (1) condotte dalle ricercatrici dell’Università la Sapienza di Roma, Maria Teresa Giannelli e Patrizia Giannino (2), le parole di 17 partecipanti di corsi di Biodanza con una frequenza media di circa 21 mesi, da un minimo di 4 mesi ad un massimo di 10 anni.
Le interviste sono state condotte con la tecnica del focus group, uno strumento di ricerca basato sulla discussione guidata, in un piccolo gruppo di persone, alla presenza di un Operatore di Biodanza e un osservatore, focalizzata su un argomento che si vuole indagare in profondità.
Il focus group facilita la costruzione, attraverso l’interazione e lo scambio con gli altri, di un’opinione rispetto all’argomento, anche nel caso in cui il soggetto non avesse precedentemente riflettuto sul tema in esame. Questo strumento di ricerca, inoltre, permette di cogliere le percezioni, i significati attribuiti all’argomento e il modo in cui vengono negoziati.
Sono stati realizzati 4 focus in 4 differenti città. In particolare sono stati condotti due focus group con utenti di corsi in ambito privato, a Roma e a Forlì, e due focus group in ambito istituzionale – scolastico e socio-sanitario – rispettivamente a Torino e a Varese.
Con un linguaggio semplice e diretto possiamo percorrere insieme ai partecipanti dei focus group in ambito privato un cammino nella Biodanza, vista “da dentro”.
“E’ un’esperienza di libertà, la libertà di essere se stessi e anche la possibilità di abitare il proprio corpo, io ho un corpo ed è importante averne consapevolezza”.
“E’ amore, è scambio, è dono”.
“E’ l’espressione di cose che non posso fare durante la giornata come il contatto fisico o il danzare”. “Non la puoi assimilare a nulla perché se entri in quella filosofia dell’essere e la abbracci, della libertà dell’espressione e della libertà in generale e ne fai una tua filosofia di esistenza: riesci a gestire anche le problematiche con uno spirito verso il nuovo”.
Per definire Biodanza i partecipanti dei focus group hanno parlato anche di assenza di giudizio, di disciplina versatile, di scoperta, di guardarsi con affetto, di terapia.
“Non ci si sente osservati perché è come se si stesse tutti insieme, in una condivisione in cui non entra il giudizio”.
“C’è chi vede nella Biodanza l’aspetto ludico, chi l’aspetto delle coccole, chi l’aspetto pedagogico, io quello terapeutico: ognuno prende quello che gli serve e lo adatta al suo vissuto, e questo conferma la versatilità della disciplina”.
“E’ scoperta di sé, sia delle risorse che dei limiti o dei confini che ognuno di noi condivide con l’altro”.
“E’ un percorso attraverso cui affronti la difficoltà del contatto e dell’abbraccio”. "E’ un percorso che può essere doloroso ma liberatorio e costruttivo”.
“E’ energia”. “E’ la mia isola felice”.
“Con la Biodanza ciò che è cambiato è la relazione con me stessa. Mi sono sentita più libera anche nelle cose più pratiche, orari, impegni familiari, ho migliorato il rapporto con me stessa. Ho scoperto a tutto tondo la mia libertà, il rapporto quindi con me stessa, invece spesso noi ci dimentichiamo di noi.”
“La Biodanza ha valorizzato le doti che io ho”.
“Oggi sono più sfacciata nel vivere, più sicura e questo anche grazie all’energia che c’è nel gruppo”.
“Mi ha aiutato a superare certi miei limiti per quanto riguarda l’emotività, la fisicità, le emozioni, il convivere con certi sentimenti come il pianto; sono una persona che non ha quasi mai pianto nella sua vita, sempre molto dura anche se sono ottimista, non ho mai abbracciato i nipoti, io non ho figli ma ho dei nipoti e i nipoti grandi non li mai abbracciati, e ho iniziato ad abbracciarli grazie alla Biodanza”.
Sono diventato/a: “Più dolce”. “Più gioiosa e più libera”. “Meno rigido”.
“Più sicura di me e più determinata”.
La Biodanza mi ha dato: “Uno sguardo positivo sulle cose, ti fa vedere le potenzialità”. “L’armonia del gioco”. “Il coraggio di riuscire a dire no”. E ancora: “L’effetto non è sempre positivo, perché non è che si sta sempre bene [..]”.
“Per aspera ad astra, cioè per le strade difficili si arriva alle stelle”.
Il modo diverso di relazionarsi, l’appartenenza al gruppo, l’assenza di giudizio, il contatto fisico, sono gli agenti del cambiamento individuati durante i colloqui dei focus group.
“In Biodanza c’è un modo di relazionarsi diverso da quello che c’è al di fuori”. “C’è cambiamento perché si è tutti estranei. Non conosci le persone ma impari a conoscerle lì. Andiamo tutti lì per una stessa cosa, ognuno prende strade diverse ma si cerca di arrivare nello stesso punto. E quindi c’è un incontro”.
“Nel gruppo dopo un po’ ci si conosce ma non ti ricordi i nomi [..]. E questo mi piace perché si entra nell’essenza delle persone e non il nome o quello che fai o il ruolo sociale. Sei quello che sei veramente dentro e non quello che rappresenti, il tuo lavoro”.
“Ecco sì questo è molto importante: il fatto che non ti senti giudicato e questo è proprio una cosa innata nel gruppo perché si dà piena fiducia all’altro”. “Il contatto con le persone, questo ti riappacifica con il mondo. Il contatto ti fa guardare con occhi nuovi. [..]”. “Il contatto con l’altro però con il rispetto dello spazio altrui”.
Sono tornate le parole libertà ed espressione, ma anche del ruolo della musica, del gioco e del divertimento, di contatto con la spiritualità.
“La libertà di vivere le emozioni. Perché le emozioni sono la cosa più forte che ti fa arrivare a contatto con lo spirituale. C’è cioè questa elevazione. Si parte dal fisico si parte dal muoversi accompagnata dalla musica per arrivare a delle sensazioni più sottili ed elevate”.
“Nella Biodanza quando c’è la musica ti muovi con quello che ti viene da dentro e quindi tiri fuori quello che tu hai dentro”.
“[..] secondo me la magia è determinata dalla musica, perché è quello che fa la differenza nella serata e me ne sono accorta tre settimana fa che ero in giro in metropolitana e ho sentito un ragazzo che suonava il flauto e dopo un po’ stavo piangendo e questa cosa qui non mi sarebbe mai capitata qualche mese fa perché ho sentito la musica come non l’avevo mai sentita”.
“Sì la musica ti apre un canale, la senti in modo viscerale e la senti in ogni parte”.
“Io ne sperimento e ne ho sperimentati diversi, però come mi diverto in Biodanza… cioè io in Biodanza sto proprio bene, mi diverto, quando vado a casa mi sono rifatta di tutte le cose che ho passato nella giornata”.
“Il calore del gruppo, la consapevolezza che comunque sei accettata da quelle persone indipendentemente da quale difficoltà hai in quel momento, comunque tu sei e puoi essere come sei veramente senza nasconderti dietro una maschera”.
“Ho sentito quel calore e quella vicinanza del legame che andava aldilà delle parole”.
“Il ruolo dell’insegnante è importante perché magari lei è partita per fare una serata in un determinato modo però ho avuto spesso l’impressione che correggesse in base all’andamento che assumeva la serata e per quello che smuoveva in alcune persone piuttosto che in altre”.
“Mi è piaciuto molto l’insegnante, il suo tono è molto affettuoso”.
“Io vado perché mi fa stare bene anche se ci sono cose che mi si smuovono, emozioni anche dolorose, ma vado perché sto bene. All’inizio la Biodanza mi aiutava a uscire con la testa fuori dall’acqua, altrimenti affogavo, cioè mi ha accompagnato in quel momento della mia vita e adesso che sto fuori dall’acqua la Biodanza mi aiuta a stare meglio”.
“Io mi sono sentita coinvolta dalla prima volta e ogni volta scopro qualcosa che mi sorprende più della volta precedente, ecco una cosa in crescendo”.
Io direi: “vieni la prima volta a vedere com’è, fai questa esperienza e poi decidi”.
Siccome non ci sono definizioni io direi: “vorresti provare delle emozioni?”
La chiamerei “Laboratorio di espressione corporea”.
Quando la descrivo alle mie amiche ora che ho un po’ più di esperienza io dico: “Voi venite, ognuno dà quello che sente e prende quello che vuole”.
E’ un dare e avere reciproco. La vedo come una palestra dove puoi acquisire uno stile di vita. Quindi puoi abbracciare un’ottica diversa di vedere le cose.
Sì, a me verrebbe in mente “l’isola felice”.
“Un momento per vivere. Un ponte verso la spiritualità”.
“Biodanza ti rende libero”.
“Libera di fare quello che hai in mente senza il giudizio degli altri”.
Secondo me la migliore pubblicità è vedere il cambiamento, quello che eri prima e quello che sei dopo.
Io dico: “Due ore di belle emozioni. Provare per credere”.
Simona Malta, operatrice titolare didatta,
per la redazione di biodanzaitalia.it
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2. Maria Teresa Giannelli e Patrizia Giannino, rispettivamente, Docente e Specialista in Psicologia della Salute dell’Università “La Sapienza” di Roma.
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