di Paolo Bongioanni, Cristina Vannini, Maria Elisabetta Girò, Anna Canova, Vittorio Cianci, Sadegh Sherkati
U. O. Neuroriabilitazione, Azienda Ospedaliero-Universitaria Pisana; NeuroCare onlus; Il cerchio della vita
Chi soffre del Morbo di Parkinson (MP), una malattia neurodegenerativa che danneggia i neuroni dopaminergici della substantia nigra (una regione ben precisa del sistema nervoso centrale, in particolare del tronco encefalico), presenta disturbi motori e non. I primi consistono classicamente nel tremore, nel rallentamento motorio (bradicinesia) e nella rigidità somatica, di solito associati all’instabilità posturale ed alla difficoltà nello scrivere, nel deambulare e, talvolta, nel parlare e nel deglutire. Gli altri comprendono ansia, depressione, deficit cognitivi, disturbi del sonno, problematiche vegetative, disfunzioni olfattive.
Il trattamento farmacologico e/o chirurgico talvolta non è così efficace come ci si aspetterebbe che fosse; d’altro canto, la riabilitazione rappresenta un utile supporto terapeutico per il deficit funzionale. Comunque, a tutt’oggi, si sente la necessità di altre opzioni terapeutiche complementari o alternative.
La Biodanza® (Sistema Rolando Toro - v. in Toro, 2007) può costituire uno strumento per stimolare la riappropriazione e la rilegittimazione delle emozioni nelle persone che la utilizzano, in particolare in quelle che, come i Parkinsoniani, esperiscono una coartazione affettiva. La Biodanza® fa uso della danza, della musica e dell’interazione di gruppo per aumentare l’autostima, la vitalità e la gioia; nonché per rafforzare l’identità e per facilitare la comunicazione interpersonale (Vannini, 2012). Durante una sessione di Biodanza® i movimenti realizzati dalle persone sono generati dadentro: esse si muovono spinte da una forte motivazione emotiva. La sfida a muoversi in un’attività di gruppo le stimola a realizzare complessi movimenti di adattamento e gesti con valenza relazionale (Vannini & Bongioanni, 2012).
Si sono presi in esame 15 soggetti (9 donne e 6 uomini) affetti da MP (età media ± DS: 74 ± 6 aa) di gravità moderata (Scala di Hoehn-Yahr: 3 ± 1). Pazienti e familiari hanno partecipato a 20 sessioni settimanali di Biodanza®.
All’inizio (Ti) ed al termine (Tf) del nostro Corso introduttivo alla Biodanza® i pazienti sono stati sottoposti a visita neurologica, hanno effettuato una valutazione fisioterapica ed hanno sostenuto un colloquio psicologico. Sono stati utilizzati: l’Unified Parkinson’s Disease Rating Scale (UPDRS) - Sezioni I, II e III - per valutare le funzioni motorie e cognitive; il Beck Depression Inventory (BDI), un questionario sullo stato dell’umore; la scala Short Form-36 (SF-36) per valutare la qualità di vita percepita - relativamente agli aspetti corporei (Physical Component Score, PCS) e psichici (Mental Component Score, MCS).
A Tf (Fig. 1) abbiamo osservato punteggi all’UPDRS inferiori rispetto a quelli riscontrati a Ti con una significatività statistica relativamente alle Sezioni II e III (in media ± DS, 16 ± 9 vs 18 ± 9 (p < 0,05) e 19 ± 10 vs 23 ± 12 (p < 0,01), rispettivamente). Ciò sta a significare che i Parkinsoniani sono migliorati significativamente nella loro funzionalità motoria e nelle attività della vita quotidiana.
Vieppiù, a Tf i punteggi al BDI (Fig. 2) erano significativamente (p < 0,01) ridotti (in media ± DS, 14 ± 5 vs 21 ± 5), mentre quelli alla scala SF-36 significativamente aumentati rispetto a quantoosservatoaTi (Fig.3)-PCS:44±6vs39± 7(p<0,05);MCS:46±8vs40± 6(p< 0,01). Questi dati dimostrano una riduzione dei sintomi depressivi dei Parkinsoniani associata ad un miglioramento della loro qualità di vita (per quanto concerne sia gli aspetti fisici, sia quelli mentali).
A seguito delle sessioni di Biodanza® nel 91% e nel 87% dei pazienti sono migliorati l’umore e l’equilibrio emotivo, rispettivamente. Nel 62% dei Parkinsoniani si sono ridotti i disturbi motori (instabilità deambulatoria, rigidità somatica, tremore) nelle attività della loro vita quotidiana.
Durante la danza l’osservazione e l’imitazione azionale rivestono un ruolo cruciale: parecchi studi hanno riportato l’attivazione del sistema dei “neuroni a specchio”, in particolare quando la persona ha imparato, o anche solo eseguito, i movimenti precedentemente (Calvo-Merino et al., 2006; Cross et al., 2009; Grafton and Cross, 2008).
Un altro aspetto importante della danza è quello estetico: il sistema dei “neuroni a specchio” è particolarmente attivato quando i movimenti sono percepiti come estetici (Calvo-Merino et al., 2008).
E’ risaputo che nei Parkinsoniani gli stimoli acustici hanno una profonda ripercussione sul sistema motorio, producendo un incremento dell’iniziativa deambulatoria, della velocità del passo e della cadenza, riducendo peraltro la gravità del fenomeno di “freezing” (a seguito del quale il paziente si blocca come “congelato”): a quanto sembra, gli stimoli acustici possono bypassare il circuito malfunzionante dei nuclei della base attivando l’area supplementare motoria (Dibble et al., 2004; Howe et al., 2003; McIntosh et al., 1997; Nieuwboer et al., 1997, 2007).
La Biodanza® può, pertanto, costituire un ambiente arricchito, in grado di indurre un incremento della sintesi di fattori neurotrofici che promuovono la neuroplasticità (Kattenstroth et al., 2010).
Inoltre l’aumento dei livelli di serotonina indotto dal danzare, aumentando l’attivazione dei sistemi serotoninergici, potrebbe sortire un effetto benefico sull’umore dei Parkinsoniani.
Quantunque ancora preliminari, le nostre osservazioni cliniche mostrano che la Biodanza® può far migliorare la consapevolezza corporea delle persone affette da MP ed aumentare il loro senso di benessere.
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