di Simona Malta, per la redazione di BioITA, con la preziosa collaborazione di Francesco Tanganelli di Bandiera Gialla.
Questa newsletter è una raccolta, a carattere mensile, di spunti, suggestioni e approfondimenti che non riguardano direttamente la biodanza ma bensì tematiche ad essa vicine per affinità di visione e di sentire. Uno sguardo rivolto verso il mondo e la contemporaneità, per scorgerne la bellezza e l’umanità, anche quando i tempi non sembrano propizi.
“Come da un finestrino appannato” Forse è successo anche a noi di veder scivolare così, nell’apatia e nell’assenza di gioia, la nostra vita, da quando la pandemia ha cambiato le nostre abitudini. Non si tratta di depressione né di burnout, ma è una sensazione simile al "languire", una mancanza di interesse, di difficoltà di concentrazione che oggi, dal primo lockdown in poi, sembra stia affliggendo tante persone nel mondo. Riportando le riflessioni dello psicologo Adam Grant sul New York Times, Ilaria Betti per Huffpost , prova a descrivere questa spiacevole emozione, a cui il sociologo Corey Keyes ha dato il nome di “languishing”, in italiano, appunto “languire”. Si tratta, per Grant, di uno stato emotivo molto pericoloso, perché chi lo vive si ritrova a essere “indifferente alla propria indifferenza”. Rolando Toro, l'inventore del metodo Biodanza, diceva che ciò che gli faceva più paura non era la morte, ma i morti che incontriamo ogni giorno camminando per le strade. Persone a cui non brillano gli occhi per l'effetto di una società che schiaccia l'espressione delle emozioni a favore dell'essere sempre più performanti e produttivi. Per essere "nel flow", come suggerito dall'articolo, è necessario risvegliare la vitalità e il desiderio.
E forse questo risveglio delle emozioni potrebbe passare proprio da un ritorno al contatto fisico, dal re-iniziare, per esempio, a darsi la mano. Per nostra fortuna la paleoantropologa Ella Al-Shamahi, nel suo articolo su TheList afferma, a tal proposito, che tutti quei piccoli scambi quotidiani, da sempre fondamentali per una comunicazione empatica, non scompariranno a causa della pandemia. Come Ella Al-Shamahi, anche noi sappiamo quanto il buon contatto sia essenziale per il benessere della persona ed è per questo che la Biodanza considera la carezza uno strumento privilegiato. Non un contatto qualsiasi, distratto, frettoloso, ma un contatto rispettoso e pieno di cura e attenzione.
Antidoti: ringrazia, danza & ama
Cura e attenzione, come nel contatto fisico, sono due qualità fondamentali per determinare una comunicazione verbale positiva. “Quando ringraziamo gli altri per qualcosa, spesso il nostro messaggio risulta piatto e poco convincente”, afferma Alain de Botton nel video di Internazionale. “Dobbiamo imparare a esprimere ciò che davvero ci ha colpiti, perché più l’elogio è specifico e più funziona”. Anche la Biodanza sostiene che è possibile apprendere in modo salutare come esprimere le proprie emozioni. "Così come si apprende la rabbia la paura, l’aggressività, la tendenza alla depressione – diceva Rolando Toro - si può imparare anche l’altruismo, l’erotismo, la bontà". Non guasterebbe, quindi, per risvegliare le emozioni sopite, provare a esprimere attraverso gesti autentici e parole sincere empatia e positività.
Può essere un punto di partenza per giungere a quella forma di amore, verso sé stessi e verso gli altri, di cui la danza, secondo l’articolo di Stefania Napoli, apparso sul Giornale della Danza rappresenta una perfetta espressione. Un pensiero che sintetizza idealmente l’essenza di una pulsione neuroestetica, secondo la quale il nostro cervello, stimolato dai movimenti armonici della danza, si predispone geneticamente all’empatia e all’emozione esattamente come avviene di fronte a un’opera d’arte. È un sentire che si lega alla Biodanza, seppur con alcune differenze. Da sempre noi intendiamo la danza come un movimento che scaturisce dal profondo dell'essere umano, da movimenti naturali, da gesti che hanno un significato universale e strettamente connesso alla vita. Ciò che però ci distingue dalla danza, intesa strettamente come disciplina (soprattutto nella sua concezione occidentale), è nel fatto che per la Biodanza l’obiettivo del danzatore è quello di divenire tutt’uno con la danza. I movimenti non devono infatti essere adattati a esigenze estetiche, l’importante è che siano connessi al sentire della persona, alle sue emozioni.
Gli articoli citati in questa newsletter con i relativi commenti sono usciti in forma di post sulla pagina FB di BioITA durante il mese di aprile.
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