Di Simona Malta, per la redazione di BioITA con la preziosa collaborazione di Francesco Tanganelli di Bandiera Gialla.
Questa newsletter è una raccolta, a carattere mensile, di spunti, suggestioni e approfondimenti che non riguardano direttamente la Biodanza ma bensì tematiche ad essa vicine per affinità di visione e di sentire. Uno sguardo rivolto verso il mondo e la contemporaneità, per scorgerne la bellezza e l’umanità, anche quando i tempi non sembrano propizi.
Mente e corpo, una volata al fotofinish
Determinismo o libero arbitrio? Gli esseri umani da sempre si dividono su questa antinomia e la recensione del libro di Giuseppe Trautteur "Il Prigioniero libero" pubblicata su Scienza in Rete riprende proprio l’annoso dibattito, cercando di semplificare alcuni concetti presenti nel volume. Uno di questi è il cosiddetto “potenziale premotorio”: secondo alcuni studi scientifici pare che esista un meccanismo per cui, riprendendo la citazione dell'articolo: «la decisione di iniziare un’azione non può avvenire prima che il soggetto ne sia consapevole, [ma] possiamo identificare l’evento neurale di partenza con una decisione di cui possiamo diventare consapevoli solo poco più tardi». Lungi dal voler entrare nel dibattito sull'esistenza o meno del libero arbitrio, ci facciamo però cogliere dalla suggestione. Praticando la Biodanza impariamo infatti a conoscere la saggezza del corpo, la sua capacità di muoversi verso ciò che preferisce e che dà piacere, e a riscattare l'istinto come una guida importante nel vivere quotidiano.
Virando sul terreno delle neuroscienze, l’agire, il muoversi, lo spingersi verso ciò che ci fa stare bene (in questo caso, in maniera consapevole) aiuterebbe anche, secondo l’articolo di Educazione Emozionale il nostro cervello a imparare. La dimensione del gioco e del piacere gioca quindi un ruolo molto importante nell’apprendimento, come ebbe infatti a sostenere l’educatore Ceco Jan Amos Comenius: “Tutto ciò che quando si tratta di apprendimento produce gioia, rinforza la memoria”. A tal proposito in Biodanza si parla di rieducazione biocentrica: un sistema educativo che mette al centro il rispetto per la vita, che supera la "semplice" trasmissione del sapere e si estende all'integrazione dell'individuo in relazione con tutte le manifestazioni della vita. Questa integrazione è stimolata anche attraverso la vivencia, l'esperienza del qui-e-ora, in una dimensione del piacere del movimento in armonia con il pensiero e l'emozione.
Per finire in bellezza
Ci sono diversi modi di percepire la bellezza, secondo l’articolo di Maura Gangitano su Vanity Fair. Possiamo intenderla come una sorta di “impegno sociale” che ci costringe a non invecchiare, o ingrassare per rispettare gli standard performativi della nostra società occidentale. Oppure possiamo sospendere il giudizio e ricollegarci con tutto ciò che ha a che fare con il sentire: “Domandarci cosa percepiamo come bello significa, in altre parole, cercare di capire chi siamo, cosa ci tocca, cosa ci emoziona”. Ed è proprio questo modo di percepire la bellezza che la Biodanza promuove. Nel tempo, il partecipante di un corso di Biodanza scopre un'estetica nuova, guidata dal sentire, dalle emozioni. In particolare, Rolando Toro, inventore della Biodanza, parlava di estetica antropologica, di risvegliare la parte luminosa di noi stessi e delle altre persone; una specie di chiave maestra del cuore, capace di scoprire questo seme di bellezza inenarrabile, non legato ai canoni estetici tradizionali.
Gli articoli citati in questa newsletter con i relativi commenti sono usciti in forma di post sulla pagina FB di BioITA durante il mese di giugno.
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