Una proposta innovativa di rieducazione affettivo-motoria attraverso il Metodo Biodanza e la Narrazione Autobiografica per ragazzi dell’Associazione Anffas di Pisa, avente come obiettivo principale il risveglio del potenziale espressivo di ognuno e lo sviluppo dell’identità
“Anzitutto il significato della danza è cambiato a partire dal momento in cui il corpo non viene più coltivato soltanto per dare prova di abilità ma soprattutto per esprimere con i suoi movimenti delle emozioni al più alto grado di intensità” (Danzare la vita – R. Garaudy)
Biodanza Metodo Rolando Toro è presente in ambito sociale a Pisa dal 2001, anno in cui l’’Azienda USL 5 Toscana ha dato avvio, finanziando per cinque anni consecutivi l’esecuzione del progetto “L’amore necessario”, con il metodo Biodanza (Referente Paola Magli - Associazione Auto Mutuo Aiuto di Pisa). Il progetto era rivolto specificamente alla formazione di operatori, familiari di persone disabili e soggetti a rischio di emarginazione per un totale di 32 incontri ogni anno con cadenza settimanale.
A partire dal 2006 sull’esperienza maturata dai familiari di persone disabili, Paola Magli avvia un laboratorio nell’ambito del progetto “Obiettivo Autonomia” organizzato dall’Associazione Anffas di Pisa con l’intento di offrire un percorso specifico a ragazzi e ragazze con disabilità intellettiva e difficoltà relazionali. Paola Magli coordina il progetto fino al 2008 con il supporto di Daniela Liana Falconetti che le subentra.
Gli obiettivi del progetto sono mirati a facilitare le ragazze e i ragazzi disabili nell’espressione delle proprie emozioni e sensazioni profonde, favorire l’autostima e l’apprezzamento del proprio corpo, liberandosi da schemi comportamentali che imprigionano. Come nella storia dell’umanità, anche in quella dell’individuo è attraverso il corpo, i gesti, le danze rituali che l’uomo comincia a conoscere se stesso e l’ambiente che lo circonda. Il metodo Biodanza è stato proposto anche per il laboratorio del progetto Obiettivo Autonomia in quanto favorisce specificatamente l’espressione dell’identità e del potenziale genetico di ognuno.
Nell’autunno 2008, è stata proposta una sperimentazione (“laboratorio pilota”) integrando alla pratica del metodo Biodanza la narrazione autobiografica condotta dalla Dottoressa. Edi Cecchini che, dal 2004, si occupa di formazione e ricerca nell’ambito della Medicina Narrativa presso istituzioni scolastiche, aziende sanitarie, enti locali e associazioni.
La sperimentazione è ora al secondo ciclo: Ottobre 2009 - Maggio 2010 ed hanno partecipato al laboratorio una media di 14 ragazzi e ragazze e alcuni volontari.
Daniela Liana Falconetti racconta di questa esperienza:
“Nel proporre questo laboratorio, siamo partite dalla consapevolezza che l’adolescenza è un periodo delicato nella vita di ognuno, in cui la ricerca della propria identità e l’accettazione della propria diversità giocano un ruolo importante. In alcuni casi e questa ricerca può sfociare in fenomeni distruttivi e autodistruttivi di fronte ai quali famiglie e istituzioni non sempre riescono a trovare delle risposte adeguate. Infatti, in una società che tende ad omologare gli individui entro certi modelli che non rappresentano la totalità della popolazione, condizionati da immagini mediatiche superficiali, siamo sopraffatti dalla paura di mostrare quello che realmente siamo a scapito del nostro sentire, delle nostre emozioni, pertanto la nostra identità non è più unica bensì diveniamo tutti uguali e non ci conosciamo più, e in tutto questo grande caos, gli adolescenti si allontanano da se stessi, persi nella loro ricerca.
Abbiamo ritenuto fondamentale porre attenzione all’ascolto come base di partenza per intraprendere un percorso rispettoso della diversità/unicità di ognuno, offrendo ad ogni partecipante la possibilità di esprimersi liberamente tenendo conto delle proprie incertezze, delle paure del momento, dell’imbarazzo di parlare di fronte ad altre persone, del timore di non sapersi muovere in modo adeguato.
Ci è stata di grande aiuto la presenza di un gruppo di giovani volontari della Croce Rossa Italiana che hanno permesso la nascita di un confronto e di uno scambio affettivo con i ragazzi dell’Anffas. Questi giovani volontari si sono alternati durante l’anno 2006/2008 dando un grande contributo allo sviluppo e al cambiamento delle modalità di relazione all’interno del gruppo.
Ottobre 2008
I ragazzi sono impazienti di ricominciare Biodanza, dopo le ferie estive si sono fatti sentire spesso al telefono per sapere quando avremmo iniziato le attività, e il primo di ottobre la palestra che ci ospita era tutto un vociare e un ridere di ragazzi. Quest’anno il numero definitivo si è assestato a 9 partecipanti, sei ragazze e tre ragazzi, ospitando a volte ragazzi e ragazze degli anni precedenti; al gruppo matrice si sono uniti, alternandosi, alcuni giovani volontari della Croce Rossa Italiana, e negli ultimi mesi due adulti ci hanno accompagnato con assiduità, pertanto il numero dei partecipanti ha oscillato tra le 12 e le 15 persone (età dai 18 ai 33 anni).
Il primo mese è stato un periodo di integrazione, durante il quale abbiamo cercato di ripercorrere in grandi linee le tappe del lavoro effettuato l’anno precedente, e cioè : l’importanza del rispetto dell’altro e dei tempi di ciascuno, sia a livello verbale sia a livello propriamente fisico, infatti si ripetevano quei comportamenti violenti che usano generalmente a protezione del loro spazio vitale; altro grande argomento da recuperare è stato quello della collaborazione e del confronto; e per finire ci siamo ricordati del piacere del silenzio.
Dal secondo mese è iniziato il lavoro vero e proprio programmato (che si è concluso a giugno 2009), con l’introduzione della Narrazione autobiografica che si è rivelato un supporto fondamentale per gli obiettivi prefissati. Infatti il percorso narrativo proposto all’interno del laboratorio ha facilitato ad ognuno la capacità di esprimersi liberamente con l’aiuto dell’ascolto di storie e poesie, e poter così evocare emozioni e sentimenti legati alla propria vita. La scelta delle letture, così come le attività di scrittura proposte nella prima parte degli incontri, sono sempre andate di pari passo con la proposta di Biodanza.
Si è voluto dare un senso tangibile al percorso nato da questo laboratorio attraverso la raccolta di tutto il materiale e la stampa di un libretto autogestito regalato ai ragazzi e alle famiglie a fine anno.
Il laboratorio è stato ulteriormente programmato anche da Ottobre 2009 a Maggio 2010 e ha confermato che questo processo (pratica di Biodanza e scritti e letture di Narrazione per facilitare l’espressione delle emozioni) continua ad essere un buon sistema che offre ai ragazzi la possibilità di far sentire la loro voce e permette loro di formarsi una identità propria, con maggiore determinazione e sicurezza nei movimenti.
Come nel primo anno la presenza di operatori volontari esterni aiuta a sviluppare nuove dinamiche comportamentali e di gruppo.
Ogni volta che penso all’esperienza di laboratorio appena descritta mi rendo conto che fuori da quella ‘palestra di vita’ c’è tanta frenesia, un’esistenza che corre, che guarda dritta al traguardo perdendo così di vista il piacere di assaporare il cambiamento, di soffermarsi a riflettere sui vari passaggi, di godere delle piccole cose che possono accadere. Sarebbe un bene poter rallentare i ritmi quotidiani e smettere di volere tutto e subito, scopriremmo un mondo fatto di piccoli gesti essenziali, che poi altro non sono che gesti che vivono dentro di noi e che abbiamo semplicemente dimenticato.
Questa esperienza, fatta di incontri carichi di emozioni e di personalità diverse, mi ha fatto toccare con mano la consapevolezza che l’integrazione è un arricchimento fondamentale per la nostra crescita; è stato bello vedere persone con disabilità, e non, arrivare ad una sorta di linguaggio comune dei corpi, nel quale conta ciò che si vuol esprimere più del come si riesce ad esprimerlo.
La partecipazione è stata costante, l’entusiasmo sempre presente nonostante alcuni momenti di stanchezza, soprattutto alla fine del percorso, ma si è notato che le esperienze di gioco con contatto, di comunicazione affettiva attraverso il canto, le parole, le carezze, sono stati accolti con interesse e piacere; ogni partecipante ha avuto lo spazio per essere riconosciuto e accettato all’interno del gruppo. Sicuramente il movimento vitale sprigionato dalla musica e dall’interazione con gli altri è stato l’elemento trainante del gruppo. Lentamente i movimenti meccanici e stereotipati hanno fatto spazio a gesti nuovi e più creativi, concedendosi di esprimersi con maggiore spontaneità e autenticità; anche i movimenti fluidi, rallentati e più sensibili sono entrati a far parte del loro repertorio motorio, portando una maggiore consapevolezza del proprio potenziale espressivo.
Durante il laboratorio vi sono stati grandi cambiamenti nel gruppo, favoriti dalla gradualità della programmazione e dall’ascolto delle esigenze di ognuno; anche movimenti piccolissimi all’apparenza insignificanti, uniti a movimenti di altre persone, sono stati accolti come un grande salto evolutivo.
Biodanza, basandosi sull’utilizzo del movimento, della musica e dell’incontro, ponendo un’attenzione particolare all’ascolto, è un metodo che consente al corpo di esprimersi meglio e considerare ogni più piccolo movimento come una ricchezza per sé e per gli altri.
In una società egoistica votata al consumismo, il metodo Biodanza presenta una “proposta di rieducazione affettivo-motoria” con la finalità di sensibilizzare all’altruismo, affinchè sia possibile vedere oltre le apparenze: un vedere creativo. Gli incontri settimanali che si sono svolti per otto mesi negli ultimi quattro anni con il gruppo dei ragazzi dell’Anffas ci hanno permesso di verificare evidenti effetti positivi dovuti alla pratica di Biodanza:
• recupero della capacità di muoversi
• migliore capacità di comunicazione
• rieducazione all’affettività
• aumento della capacità di espressione
La progressività della proposta è stata fondamentale per concedere ai ragazzi lo spazio/tempo necessario a percepirsi nel “qui e ora”, ovvero a viversi, a prendere coscienza del proprio corpo, dei propri limiti, a manifestare il desiderio di superare le difficoltà. Gli esercizi e le danze suggerite hanno dato ad ognuno la possibilità di scoprire il forte potenziale individuale, consentendo ai partecipanti di andare oltre quelli che una volta erano vissuti solo come ostacoli. Il movimento si è integrato all’espressione dell’affettività rendendo i gesti più armonici, sensibili e rispettosi di sé e dell’altro.
E’ sulla base dei risultati ottenuti in questi anni di attività di Biodanza con i ragazzi dell’Anfass di Pisa in cui l’ausilio della Narrazione autobiografica tanto ha contribuito affinché le parole si traducessero in movimento, che abbiamo raccolto dati che confermano come un percorso educativo complementare dia la possibilità a persone con disabilità intellettiva e disagio relazionale di sviluppare i propri potenziali facilitando l’espressione della loro unicità attraverso la musica, la danza e l’incontro di gruppo.
A questo proposito vorrei concludere citando ‘Zorba il greco’ di N. Kazantzakis “Abbiamo lasciato per troppo tempo che il nostro corpo tacesse e parliamo solo con la bocca; ma ognuno di noi ha molte cose da dire oltre le parole, proviamo a parlare con il corpo”.
Il movimento è l’espressione della vita nel mondo, e in quanto tale ogni individuo dovrebbe poterne fare esperienza, poiché è attraverso di esso che si compie quel misterioso viaggio alla scoperta di sé, al piacere di essere e di vivere nel proprio corpo, sia esso bello, perfetto, armonioso, oppure goffo, deforme, diverso. Un corpo che si muove è un corpo che parla: laddove non riesce a comunicare con la parola, è mediante il linguaggio corporeo che una persona è in grado di esprimere le proprie emozioni
Per ulteriori informazioni .
Daniela Liana Falconetti
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