Progetto di Biodanza e Teatro, nel recupero dalle tossicodipendenze al CEIS di Genova

Progetto emarginazione giovanile con particolare attenzione al recupero e reinserimento di tossicodipendenti e di prevenzione ai comportamenti auto ed etero distruttivi. Giugno-settembre 2007 all’interno del CEIS: Centro di Solidarietà di Genova (www.csgenova.org).

a cura di Riccardo Cazzulo

Il percorso di Biodanza&Teatro risulta adatto per tossicodipendenti durante il loro processo di recupero nel periodo residenziale in comunità.
Ho creato una integrazione della Biodanza rispetto alla teatralizzazione iniziando così gradualmente la sperimentazione, da parte dell’utente e della stessa comunità, della disciplina Biodanza dando un ulteriore significato al progetto con una rappresentazione finale, favorendo così in un secondo tempo l’accesso all’ex-tossicodipendente ad un gruppo regolare di Biodanza prima e durante il suo reinserimento sociale.

Queste considerazioni nascono dall’esperienza di un corso condotto per i residenti del CEIS presso l’istituto stesso e una loro partecipazione a un corso tradizionale di Biodanza.

Nascita e sviluppo del laboratorio e conseguente scelta del tipo di percorso da affrontare col gruppo

Ornella Bergamaschi propone un progetto per un gruppo di residenti/utenti del Ceis con lo scopo di “lavorare sul corpo e sul movimento”con una modalità nuova attraverso la Biodanza. Dopo aver preso contatto col gruppo, aver visto la sua composizione, il tipo di programma della comunità, lo stato di salute ed il modo di atteggiarsi tra di loro si preferì proporre un laboratorio di Olodramma (Teatro Olistico), un lavoro basato in parte su movimento e su musica ma soprattutto su metodologie tipiche del laboratorio teatrale

Sulla base dell’esperienza sviluppata nel 2006/2007 queste sono le considerazioni fatte circa l’utilizzo della Biodanza all’interno della comunità:

1. Può essere controproducente mettere in gioco troppe emozioni in un momento dove l’identità del tossicodipendente è frantumata è necessita di essere ritrovata passando attraverso determinati “paletti” ritenuti adatti dal processo terapeutico della comunità.

2. Molto spesso la filosofia di Biodanza si scontra con quella della comunità per quel che riguarda il programma di recupero del primo anno e con lo stato di salute dell’utente (vedi ricerca del piacere, trance e regressione etc.)

3. Durante il periodo di residenza nella comunità sono vietati i rapporti di coppia tra residenti e quindi una proposta tradizionale di Biodanza potrebbe risultare schizofrenica per gli ospiti.

4. Di solito sono in notevole maggioranza gli ospiti di sesso maschile per cui risulta difficile nelle condizioni in cui si trovano (spesso sotto terapia psicofarmacologica) farli lavorare sul contatto e danze/esercizi a coppie tra uomini.

Gli utenti che hanno aderito volontariamente al progetto erano 10 di cui 8 uomini e 2 donne, di età compresa tra i 21 e i 46 anni.

La prima sessione andò molto bene e, anche se il gruppo era stranito dalla proposta e quasi paralizzato nel movimento, alla fine erano tutti molto soddisfatti e felici dell’esperienza.
Al secondo incontro del laboratorio fu proposto di preparare col gruppo di utenti volontari uno spettacolo da presentare nella giornata denomina “Casa Aperta” che si svolge tutti gli anni e che rappresenta il momento in cui si aprono le porte della comunità ai parenti degli utenti e a tutte le istituzioni politiche, terapeutiche e sociali della città.

Negli anni precedenti durante questa giornata di festa era consuetudine preparare una specie di recita basata su scenette tipo barzellette recitate che, per stessa ammissione degli operatori e degli utenti, erano sempre molto misere, deprimenti e interpretate in maniera meccanica.
Il tempo a disposizione era di poco più di due mesi con incontri a cadenza settimanale e le conoscenze teatrali ed interpretative degli utenti volontari erano nulle, ma fu in quel momento che nacque l’idea di proporre al gruppo delle vivencias significative per poi poterle rappresentare sulla scena, per poter trasmettere agli spettatori un messaggio intrinseco e fortemente sentito dal gruppo stesso, evitando di recitare copioni o piece teatrali di altri autori .

Il gruppo scelse il tema che sentiva urgente da rappresentare in quel momento e ne uscì che sarebbe stato un qualcosa di autobiografico che raffigurasse la loro caduta nella tossicodipendenza e il desiderio di rinascita attraverso il lavoro comune e la riscoperta dei valori umani fondamentali all’interno della comunità, il titolo sarebbe stato: VOLTO PAGINA.

Traendo dall’esperienza di Biodanza, oltre ad un approfondito lavoro di integrazione motoria e affettivo-motoria, vennero proposte negli incontri preparatori alcune vivencias significative, tra cui: la danza del vento (sentirsi in balia degli eventi), discesa al caos e risalita con l’aiuto del gruppo, coreografia del lavoro per rappresentare la cooperazione ed il riscatto del lavoro manuale, un lavoro vivenciale su musica con la maschera neutra che rappresentasse la riscoperta di se attraverso l’incontro autentico con l’altro e poche altre proposte.

Ogni sessione di incontro terminava con esperienze vivenciali di rinascite e celebrazioni vitali per riscattare l’esperienza integrante e di connessione alla vita di Biodanza.
Dopo ogni vivencia significativa e sull’onda dell’emozione del momento ai partecipanti veniva fornito del materiale per poter scrivere le emozioni, le sensazioni e i ricordi provati, al fine di poterli utilizzare come testo narrativo per lo spettacolo.

A quel punto con poche altre sessioni il prodotto finale era quasi pronto tra lo stupore e la soddisfazione di tutto il gruppo; sia il messaggio (tema) che la qualità dell’elaborato venne giudicata molto appagante (considerando il breve tempo a disposizione – in totale nove incontri). Dopo ulteriori prove e integrazione di piccole idee che nascevano di volta in volta si arrivò alle prove generali e allo spettacolo davanti a circa 200 persone dove la consegna di base era quella di entrare nella danza e nella vivencia con naturalezza, piacere e freschezza del momento e non con lo scopo di recitare e ricordarsi battute e passi di danza predefiniti.

L’operatrice (Ornella Bergamaschi) era soddisfatta per il materiale ‘pischico’ emerso durante l’elaborazione delle danze e vivencias significative. Questo poteva essere utilizzato nell’ambito di altri progetti e attività istituzionali all’interno del programma di recupero.
E’ stato prodotto un dvd che illustra lo spettacolo.

Mi fa piacere ricordare come formatori ed esperti di teatro e teatro sociale dopo aver visionato il dvd dell’evento siano rimasti molto stupiti della facilità e scioltezza del movimento degli attori in così poco tempo di lavoro.
Si conferma come il lavoro di gruppo sul movimento attraverso la Biodanza e il teatro possa favorire una buona performance con soggetti con nessuna esperienza in materia in un tempo limitato.

 

BIODANZA: Processo di integrazione per favorire il reinserimento sociale dell’ex-tossicodipendente

Premessa
Nel periodo ottobre 2006 giugno 2007 Ornella Bergamaschi, operatrice professionale all’interno della comunità CEIS ha partecipato come allieva, dei corsi sia di Biodanza che di Olodramma (Teatro Olistico) e ha invitato al corso settimanale di Biodanza alcuni ospiti della comunità giunti al termine del programma terapeutico e quindi al momento del reinserimento nella società.

Alcuni di loro, tra cui un extracomunitario di nazionalità marocchina, hanno seguito il corso per tutto l’anno trovando beneficio soprattutto nel recuperare nuovi stimoli vitali e nell’instaurare nuove amicizie e relazioni tra la gente normale e fuori dai giri della tossicodipendenza attiva. Facilitare l’inserimento dopo l’esperienza in comunità dove gli ospiti rallentano le relazioni significative con persone al di fuori dell’uso di sostanze psicoattive implica diminuire l’alta probabilità di ricadere nella rifrequentazione delle vecchie compagnie .

Spesso gli unici amici che essi ritrovano al rientro in società sono i vecchi compagni di uso; inoltre sovente si sentono ancora “diversi” e inadeguati nel relazionarsi e confrontarsi con le persone normali.
Il corso di Biodanza diventa uno strumento di reinserimento sociale per l’ex- tossicodipendente alla fine del suo percorso riabilitativo

Per ulteriori informazioni contattare Riccardo Cazzulo – Genova
Tel. 010-394134 339-5459651 Email. Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo. Sito Web: www.biodanzando.it

  • Operatore che ha promosso il progetto:
    Riccardo Cazzulo
  • Nome della struttura:
    CEIS - Genova
  • Destinatari:
    Persone con dipendenze
  • Anno di inizio del progetto:
    2007

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